
I Warriors rientrano tra i grandi.
Con la nuova era guerriera, nel 2011, nel 2012 e nel 2013 i bianco/blu hanno sempre raggiunto i playoff.
Poi a gennaio 2014 il presidente Maurizio Benassi ed il suo staff decidono di realizzare un progetto delineato già da un paio di stagioni, ma non ancora messo in opera.
Era necessario concentrare tutti gli sforzi e gli investimenti sulle risorse umane del territorio, contribuendo a formarle nel migliore dei modi, ognuno secondo il proprio ruolo. Allenatori e giocatori provenienti dal grande bacino guerriero sarebbero stati coinvolti in un progetto di crescita volto a delineare le basi di una programmazione pluriennale futura.
Purtroppo non ci sarebbe stato più spazio per i giocatori ed allenatori americani, che tanto avevano contribuito alla causa del team fino a quel momento.
Ma quante domande e quante perplessità sono sorte durante quei giorni.
Come avrebbero reagito gli sponsor della società, elementi fondamentali ancorpiù di fronte a queste scelte; cosa avrebbero fatto i giocatori italiani di maggior esperienza con comprensibili obiettivi personali di ampio raggio; come avrebbe risposto il Popolo Guerriero, quei tanti fans che hanno contribuito a definire l'Alfheim Field come uno dei campi più rappresentativi del football per la presenza sugli spalti; ed infine cosa sarebbe successo nei confronti della stampa e dei media locali che avevano condiviso da anni l'impegno di fare diventare i Warriors parte integrante dello sport bolognese, al pari di altre discipline presenti da più anni in città ??
Pur senza essere grandi esperti di gestione aziendale, tutti sanno bene che una volta esaminato ogni possibile aspetto e presa una decisione definitiva, bisogna obbligatoriamente andare avanti senza ripensamenti alcuni, pena, il rischio del collasso sotto il peso di poter aver sbagliato questo o quell'aspetto.
Le due anime della società, la dirigenza e la parte tecnica, si sono riunite ed hanno condiviso un percorso che le vedesse entrambe parti integranti della nuova storia guerriera.
Ora non è certo il caso di fare i nomi, comunque conosciuti, di chi ha fatto cosa in questa avventura; ma alla fine cosa è accaduto realmente?
Gli sponsor: nella stragrande maggioranza hanno confermato l'adesione al progetto e chi ha lasciato la partnership non lo ha fatto per le scelte tecniche della società ma per proprie questioni aziendali. Nuovi nomi sono apparsi sulla scena ognuno dei quali con un proprio piccolo o grande contributo alla causa.
I giocatori più esperti: qualcuno ha abbandonato la barca definita "in tempesta" (un in bocca al lupo a tutti nelle loro nuove collocazioni), altri hanno lasciato l'agonismo per raggiunti limiti di età. Ma lo spirito della società è stato quello che per ogni abbandono di un giocatore esperto ma non più motivato, se ne dovevano trovare almeno due più giovani ed ancora da formare. E così è stato.
Il pubblico: chi viaggia per l'Italia del football americano e vede la reale situazione sugli spalti potrà dare una risposta appropriata. E' vero a Bologna non si paga un biglietto di ingresso, ma questa decisione speriamo abbia contribuito a permettere di camminare tra i tanti giovani bolognesi e chiedere loro "chi sono i Warriors?" e sentirsi rispondere "sono quei matti del football americano della Lunetta Gamberini". Certo c'è ancora da lavorarci sopra, resta comunque un buon inizio circa la considerazione del ruolo che il team ricopre nella città di appartenenza.
I media: alcuni di loro sono cresciuti con il Team ed alcune delle principali firme dei quotidiani locali sportivi se ne ricordano sempre quando ne hanno la possibilità. Esiste una sensibile commistione tra il ruolo professionale e l'amicizia personale che non rappresenta una strategia di comunicazione scientifica, ma consente ai Warriors di essere spesso citati, sia nella buona che nella cattiva sorte.
Lo sviluppo della parte tecnica: è nata la WTA (Warriors Technical Academy) che ha oltrepassato i confini della stessa società ed ora rappresenta allenatori ed aspiranti tali che provengono da più squadre del territorio che condividono e si scambiano informazioni utili a "formare i formatori", elemento indispensabile a generare interesse e ricchezza "sportiva" su un territorio.
Risultato prettamente agonistico del progetto ALLBLUE ?
Nel 2014, primo anno, non c'è stata la delusione dei playout per la retrocessione (raggiunta la salvezza prima della fine), come da alcuni anticipata precedentemente; nel 2015, il raggiungimento del primo turno dei playoff (al momento della redazione del presente articolo).
"Nulla si sa del futuro, ma godiamoci quello fatto fino ad oggi e giochiamo ancora questo weekend con la stessa determinazione e lo stesso divertimento che ci ha contraddistinto fino ad ora" sembra affermare il Popolo Guerriero.
Domenica 14 giugno ore 16 presso lo Stadio Tardini di Parma contro i fortissimi Panthers, un progetto contro una corazzata!
Radiocronaca in diretta da Radio Bologna Uno.
Ufficio Comunicazione Warriors











