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40 anni di Warriors

Ridendo e piangendo, vincendo e perdendo, ma il tutto sempre con una rinnovata passione ed entusiasmo, i WARRIORS hanno raggiunto questo traguardo. Quaranta anni fa, quella semplice volontà di intraprendere una cosa nuova nel panorama sportivo bolognese non si immaginava neanche lontanamente che sarebbe stata in grado di generare tante emozioni. Uno sport nuovo, così differente dalla mentalità di un pubblico italiano devoto al calcio (e ci mancherebbe che così non fosse) e, per di più, in una città che già rappresentava la capitale del basket italiano. "Rimarrà un gioco per pochissimi, un club che nasce già chiuso in partenza" dicevano quelli del bicchiere mezzo vuoto; "ma forse ci sono dei ragazzi che hanno voglia di fare qualcosa di nuovo anche se veramente così complicato da capire" affermavano quelli che il bicchiere lo vedevano mezzo pieno. Ed in mezzo c'erano quei pionieri che ci stavano provando e che, proprio ad iniziare in casa loro, cercavano di giustificare alle mamme più preoccupate perchè si fossero mai messi in questa strana avventura. "Ma va là, studia bene che è meglio e, se proprio vuoi fare dello sport, vai ben a nuotare che tiri su due spalle che dopo vedrai..... invezi ed ciaper dal bot" raccontavano le famiglie dei Padri Fondatori. Da quel giorno di acqua ne è passata tanta sotto i ponti e ad ogni crisi del football ha sempre corrisposto una prova di carattere verso un possibile rilancio di questa disciplina e di questo strano marchio agonistico di Bologna dalla testa di un guerriero con un elmo alato.Tante nuove conoscenze, tante amicizie, tante esperienze di business condiviso sono nate tra i partecipanti così come anche tanti amori con le ragazze che frequentavano il Team. E poi i ritrovi della Bologna after practise, quando dopo gli allenamenti si andavano a mangiare i panini al Marabù in Santo Stefano oppure alla Frasca o in tante altre parti della città. Poi, i primi ragazzi sono diventati uomini, alcuni dei quali sono rimasti a dare una mano alla crescita delle nuove leve, altri hanno sensibilizzato i figli a provare questo sport e molte delle stesse mamme sono diventate, al contrario di quelle della prima generazione, delle promotrici di queste esperienze. Ci si fa male? Sarebbe falso dire che è come giocare a scacchi, ma già da nanni il football americano ha introdotto delle tecniche di gioco e dei materiali talmente protettivi che il rischio infortunio è drasticamente calato. Nessuno oggi dei vecchi giocatori porta i segni di questa avventura con l'orgoglio dei Marines americani in guerra, ma neanche ha il minimo rimorso di averlo fatto e di essere stato un Guerriero di Bologna, magari anche solo per una partita. I Blue, come a molti piace definirli, sono nati nel millennio scorso ed oggi sono ancora qui a cercare di far tornare Bologna leader di una disciplina piena si valori, soprattutto per i più giovani. Bisognerebbe parlare con molte famiglie degli attuali under dai 13/14 anni in su per capire cosa succede dentro un ragazzo che si appassiona ad uno sport. E la grande famiglia guerriera non fa eccezione. A tutti noi piace immaginare che chi sia stato un Warrior se lo possa ricordare per tutta la vita. Ecco perchè ci servono altri quaranta anni di tempo per continuare a scrivere questa fantastica storia.